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Arte vietnamita: la situazione del mercato

Vietnam!

Una terra meravigliosa il cui nome, però, difficilmente rimanda nell’immaginario collettivo alla sua produzione artistica.

Non così è, invece, tra i collezionisti d’arte di tutto il mondo. È sempre maggiore negli ultimi anni, infatti, l’attenzione posta nei confronti della produzione artistica vietnamita. Dall’alba del nuovo millennio, e ancor più negli ultimi sei anni, sempre più collezionisti hanno avuto la capacità di cogliere l’originalità e l’importanza dell’arte vietnamita, a tal punto che le quotazioni di mercato sono letteralmente schizzate alle stelle.

Mai Trung Thu, La Joconde, 1974
Mai Trung Thu, La Joconde, 1974, inchiostro e gouache su seta

Si prenda ad esempio un’opera come La Joconde (Mona Lisa) dipinta nel 1974 dal pittore Mai Trung Thu, passata recentemente all’asta nella sede di Hong Kong di Christie’s. Certamente non è l’opera più rappresentativa dello straordinario fascino della pittura tradizionale vietnamita, purtuttavia possiede le caratteristiche che la rendono una via di facile accesso all’arte vietnamita anche per il collezionista occidentale meno avvezzo all’arte prodotta al di fuori del Vecchio Continente. Ebbene, questo dipinto su seta di medie dimensioni (53.5 x 37.5 cm) nel 1998 era stato battuto da Sotheby’s per il corrispettivo di 9.000 € (buyer’s premium incluso), mentre il 24 maggio scorso, nella suddetta asta asiatica di Christie’s, ha raggiunto la più che ragguardevole cifra di 593.000 € (buyer’s premium incluso) !

Un rialzo di valore che rende bene l’idea di come l’arte vietnamita stia crescendo e che è confermato dal valore medio dei principali pittori vietnamiti. Stando ai dati fornitici da Artprice, negli ultimi vent’anni la quotazione del sinora citato Mai Trung Thu è salita del 5.320 %, quella di Vu Cao Dam del 1.347 % e quella di Le Pho, forse il più noto degli artisti vietnamiti, del 873 %.

Le Pho, Maternity, 1940ca., inchiostro e gouache su seta
Vu Cao Dam, Conversation, 1940ca., inchiostro e gouache su seta

E che dire del record fatto registrare da un’opera d’arte vietnamita? È nuovamente Mai Trung Thu a guidare la classifica, grazie al Ritratto di Mademoiselle Phuong, un’opera dipinta a olio su tela, una tecnica occidentale non usuale per gli artisti del Vietnam che, come nel caso di questo pittore, non di rado preferivano utilizzare altri supporti come il legno o la seta. Mademoiselle Phuong, musa e forse amante (d’un amore proibito) dell’artista, venne ritratta nel 1930 dal pittore che presentò l’opera l’anno successivo alla Exposition Coloniale Internationale de Paris, ovvero quella che potremmo definire come la mostra di svolta per l’arte vietnamita agli occhi del mondo intero. Insomma, un’opera capitale che il 18 aprile 2021 da Sotheby’s ha raggiunto la cifra record di 2.620.000 € (buyer’s premium incluso), triplicando la stima iniziale.

Mai Trung Thu, Ritratto di Mademoiselle Phuong, 1930
Mai Trung Thu, Ritratto di Mademoiselle Phuong, 1930, olio su tela

Sono cifre che non possono essere ignorate. E infatti non vengono ignorate né dai collezionisti, né dai falsari.

Dopo l’età dell’oro (per i falsari) costituita dalla riscoperta delle avanguardie russe, pare che ora tocchi all’arte vietnamita l’ingrato compito di doversi districare tra le copie prive di valore, al fine di far valere la propria straordinaria importanza agli occhi di un collezionismo sempre più desideroso d’arte del Vietnam. La scarsa attenzione posta sino a pochi anni fa su questa arte garantisce ai falsari uno scudo dietro al quale celarsi per portare avanti la loro produzione. Per giunta, l’assenza di un ente vietnamita preposto all’autenticazione dell’arte immessa sul mercato non aiuta a far chiarezza su cosa sia autentico e su cosa non lo sia. E non vengono in soccorso nemmeno gli esperti in materia. Si pensi alla tragicomica storia del dipinto Truu Tuong (Astrazione).

Thanh Chuong, Truu Tuong (Astrazione), 1952
Thanh Chuong, Truu Tuong (Astrazione), 1952

Nel 2016 il Museo Ho Chi Minh di Hanoi organizza una mostra intitolata I dipinti che ritornano dall’Europa, ovvero un’esposizione che sarebbe dovuta essere celebrativa del ritorno in patria di 17 dipinti d’arte vietnamita acquistati da parte di un collezionista vietnamita, Vu Xuan Chung, dalla collezione di un collezionista europeo, Jean-François Hubert. Hubert che, dettaglio non trascurabile, è il consulente di Christie’s per l’arte vietnamita e che aveva autenticato le opere oggetto della vendita. Tutto sembrava regolare, senonché in uno dei 12 giorni della mostra un tale Thanh Chuong, noto pittore contemporaneo, visitando le sale del museo, riconosce esposta una sua opera: Truu Tuong. Il problema? La firma del pittore era stata abrasa ed era stata sostituita deliberatamente con quella del pittore Ta Ty, morto nel 2004, le cui quotazioni erano più elevate. Thanh Chuong, ovviamente, ne reclamò la paternità e in risposta il buon Hubert diffuse a mezzo stampa una fotografia che mostra Ta Ty in compagnia di altre persone con alle loro spalle il dipinto oggetto di diatriba. Thanh Chuong, in risposta, rese pubblico il bozzetto preparatorio dell’opera, ma la questione venne definitivamente risolta soltanto quando un discendente di uno degli uomini raffigurati nell’immagine diffuse la fotografia originaria, che mostra Ta Ty e gli altri, senza alcun dipinto in mostra. Il Museo di Hanoi, all’oscuro di tutto, si scusò e chiuse anzitempo l’esposizione, in quanto 15 delle 17 opere oggetto della mostra risultarono false.

La foto manipolata diffusa da Jean-François Hubert (sopra) e la foto originale priva di dipinto (sotto)
La foto manipolata diffusa da Jean-François Hubert (sopra) e la foto originale priva di dipinto (sotto)

Una storia che ha dell’assurdo, che certamente ha intaccato la fiducia di un certo collezionismo nei confronti dell’arte vietnamita, ma che nella realtà dei fatti non ha impedito la rapida ascesa dei prezzi delle opere dei grandi maestri legati alla École des beaux-arts de l’Indochine.

Londra e New York, ma soprattutto Parigi, Hong Kong e Singapore: sono queste le capitali del collezionismo d’arte legata al Vietnam, è qui che la paura dei falsi passa in secondo piano e i collezionisti si danno battaglia pur di accaparrarsi i capolavori d’arte vietnamita. Sarà semplice moda o finalmente si è riscoperto il valore artistico di questi artisti, grandi innovatori dell’arte tradizionale, primi tra tutti a rielaborare gli stilemi più classici contaminandoli e attualizzandoli sotto l’influenza dell’arte occidentale?

In ogni caso la Vietnam-mania in campo artistico sta generando un proliferare di artisti delle nuove generazioni che devono far fronte alla sempre crescente richiesta del mercato. Se infatti i grandi maestri raggiungono ormai cifre fuori dalla portata della gran parte dei collezionisti mondiali, così non è per gli artisti contemporanei, agilmente adattatisi al mercato del piccolo collezionismo. Tra i 2.000 e i 5.000 €, questo è il costo medio di un dipinto di un artista vietnamita contemporaneo. Cifre abbordabili, che offrono la possibilità a molti collezionisti di approcciarsi a quest’arte, ma che, ecco il rovescio della medaglia, disincentiva gli artisti a discostarsi dal nuovo filone aureo nel quale sono inseriti. I collezionisti vogliono quell’esotico senso di sud-est asiatico che vive in bilico tra i fumi di una tradizione ancestrale e quelli d’una sacralità insita in ogni opera creata in quelle zone del mondo. È ovviamente una visione superficiale e svilente dell’arte, ma è quella che sempre più piccoli collezionisti stanno cercando, è quella che sempre più gallerie stanno promuovendo ed è anche, ahinoi, quella che sempre più artisti stanno abbracciando, soddisfatti dai risultati economici che gli vengono presentati.

Un esempio su tutti: Bui Huu Hung. La sua arte, di grande eleganza e discrezione, affascina immediatamente. Sono dipinti di grande impatto, che iconograficamente richiamano la statuaria sacra e che grazie a un sapiente uso dei colori creano un effetto tappezzeria in grado di impreziosire ogni ambiente. Il problema? Alla mancanza di originalità dell’artista si somma la sua spasmodica serialità, così la sua arte inizialmente gradevole non è mai stata oggetto di evoluzione artistica e ad oggi i suoi dipinti sono i più adatti per decorare le pareti degli hotel. Al pari della tappezzeria, per l’appunto.

Questo non è certamente un delitto ma, sopratutto nei casi assai più diffusi in cui la qualità artistica è inferiore, non v’è alcun dubbio che vada a penalizzare l’evoluzione artistica e la credibilità globale nei confronti dell’arte vietnamita.

Per fortuna, però, anche se la maggior parte della produzione attuale va, in vari modi, in questa direzione, stanno emergendo tanti validi nuovi artisti vietnamiti ed è proprio su di loro che bisogna puntare i fari. Qualche nome: Thảo Nguyễn Phan, Phạm Thanh Toàn, Hà Huy Mười, Đỗ Hoàng Tường, Ha Manh Thang, ovvero artisti in grado di esprimere visivamente i risultati di nuove ricerche e di nuove esigenze espressive, non dimenticando le tradizioni passate, ma nemmeno sottostando alla loro egida in nome d’un mercato incapace di penetrare la coltre di superficie che troppo spesso ammalia, abbaglia, acceca.

Insomma, con le dovute attenzioni, ma l’arte vietnamita, classica e contemporanea, è una delle realtà emergenti più interessanti che possiamo trovare.

Danilo Cardone

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