FAQ
Una perizia è lo studio approfondito di un’opera d’arte che lo storico dell’arte fa al fine di stabilire quante più informazioni possibili circa l’opera stessa.
La perizia si compone di varie fasi, tra cui l’analisi diretta dell’opera, la ricerca storica, lo studio di determinati elementi come possono esserlo il supporto e la firma. Anche le indagini diagnostiche sono parte della perizia.
I risultati della perizia saranno inclusi nella scheda peritale.
Ogni caso è a sé e va valutato singolarmente, purtuttavia solitamente lavoro in questo modo:
Il primo passo è analizzare l’opera d’arte di persona. La si prende in mano, la si misura, la si gira, si cercano iscrizioni, dettagli importanti. La si osserva da vicino, si valutano il supporto e la tecnica e tutto ciò che potrebbe avere una valenza in fase di studio.
Successivamente scatto fotografie con attrezzatura professionale per avere una copia digitale ad altissima definizione in grado di permettermi di studiare l’opera anche a distanza. Talvolta è proprio attraverso la manipolazione delle immagini digitali che si scoprono dettagli nascosti o invisibili a occhio nudo.
Scattate le immagini, passo il dipinto sotto la luce ultravioletta (alla lampada di Wood) per cercare di capire, tra le altre cose, se siano stati effettuati dei restauri e se siano in atto attacchi di microorganismi come sono le muffe.
Se ciò non è sufficiente, procedo personalmente con altre indagini diagnostiche (transluminanza, luce radente, ecc.) e, nei casi più complessi, mi affido a un laboratorio di diagnostica leader nel settore. Le analisi di laboratorio potranno essere le più svariate a seconda dei casi, ma qualche punto XRF mirato e/o una riflettografia a infrarossi potrebbero essere sufficienti per fornire le informazioni necessarie.
A tutto ciò si sommeranno le ricerche storiche, artistiche, stilistiche e iconografiche che condurrò personalmente.
Integrando gli esiti di queste ricerche con i dati scientifici avrò un’idea chiara a tal punto da poter produrre una scheda peritale abbastanza corposa in grado di contenere tutto ciò che ho scoperto, le mie ipotesi in merito all’opera studiata, la scheda tecnica e infine tutto l’apparato iconografico composto dalle immagini dell’opera, da quelle diagnostiche ed eventualmente da altre immagini utili per i confronti e la comprensione.
La scheda peritale è la carta d’identità dell’opera d’arte, per questo motivo ogni singola opera dovrebbe possederne una.
La scheda peritale permette di conoscere con il maggior grado di affidabilità possibile le informazioni relative a una determinata opera d’arte, garantendo una memoria storica delle ricerche effettuate e la valorizzazione del bene.
Questo documento è fondamentale per il collezionista che vuole conoscere nel dettaglio ciò che possiede ed è altrettanto fondamentale nel momento in cui si decida di vendere l’opera.
Una buona scheda peritale contiene gli esiti degli studi condotti, lo stato di conservazione dell’opera d’arte e la sua valutazione. Tutto ciò deve essere descritto con la massima dovizia di particolari e ogni ipotesi o affermazione riportata deve essere motivata. Soltanto così l’opera d’arte potrà essere valorizzata all’interno della nostra collezione ed eventualmente sul mercato.
Certamente sì.
Ogni opera d’arte ha delle caratteristiche oggettive e soggettive che permettono di giungere a una sua valutazione. Più si conosceranno informazioni relative all’opera d’arte, più la valutazione potrà essere precisa. È per questo motivo che la valutazione dovrebbe sempre seguire una perizia.
Dato l’insieme delle variabili che concorrono alla valutazione di un’opera, è preferibile stabilire non un valore univoco, bensì un range, ovvero un valore minimo e un valore massimo all’interno del quale esiste la massima probabilità che quella determinata opera possa essere venduta se venisse immessa nel mercato. Questa sarà la stima dell’opera d’arte, ovvero il dato più affidabile che un collezionista può possedere per dare un valore ai propri beni artistici.
Conoscere la valutazione di un’opera d’arte significa poter dare il giusto valore ai nostri beni artistici.
La valutazione di un’opera d’arte è consigliata a chiunque possieda un bene artistico del quale non conosce il valore. Molti sono i casi in cui sottostimiamo o sovrastimiamo ciò che possediamo. Anche nel caso di eredità è fondamentale far valutare una singola opera o un’intera collezione.
Solo in seguito a una valutazione potremo avere un’idea più concreta e reale di ciò che possediamo e solo in seguito a una valutazione saremo in possesso degli strumenti per decidere con cognizione di causa se, eventualmente, vendere un’opera o conservarla.
L’inventario è uno strumento necessario nel momento in cui il collezionista sia in possesso di una quantità ragguardevole di beni artistici.
Per mezzo di un inventario potremo tenere traccia di ogni singola opera evitando di tralasciare qualcosa, magari un disegno o un’incisione, che non è conservata a parete o attraverso altre modalità di facile fruizione.
Ogni bene e ogni oggetto che pensiamo potrebbe avere un valore artistico è meritevole di indagine.
Pittura, disegno, incisione, scultura e fotografia sono gli ambiti nei quali posso fornire i miei servizi.
Per onestà nei confronti del cliente, prima di accettare una commissione desidero vedere l’opera e ragionare in merito. La storia dell’arte è composta da miliardi di artisti che hanno creato ancora più opere nel corso di centinaia di anni. Lo storico dell’arte tuttologo e onnisciente non esiste. È per questo che accetto soltanto commissioni per le quali posso fornire un servizio valido ed è per la medesima ragione che ogni documento da me prodotto è datato e firmato.
Sì, ma non in tutti i casi.
È uno dei principali compiti dello storico dell’arte quello di fare studi e ricerche per cercare di capire se un’opera sia autentica rispetto a una determinata epoca storica e se possa essere attribuibile a un determinato artista.
Molte volte è possibile raggiungere questo risultato. Lo studio dell’iconografia, della tecnica utilizzata, del supporto, della firma, di eventuali iscrizioni, di documenti correlati, della storia collezionistica e le indagini diagnostiche sono tutti elementi da considerare e che in una buona parte dei casi permettono di avere certezze in merito all’autenticità o meno di un’opera.
Purtuttavia, altre volte, malgrado approfonditi studi, non è possibile raggiungere una certezza tale da potersi sbilanciare con assoluta certezza in un senso o nell’altro. Basti pensare al Salvator Mundi che ha fatto tanto parlare di sé in questi ultimi anni: è davvero attribuibile a Leonardo Da Vinci? I più importanti studiosi si sono espressi in modi alquanto diversi tra loro. Non è stato possibile autenticare l’opera. Malgrado ciò, gli studi e le ricerche sono stati molto utili per poter collocare l’opera a livello cronologico così come per poter attribuire l’opera, se non alla mano del maestro, quantomeno al suo ambito.
In un mondo ideale la risposta dovrebbe essere sì, ma purtroppo non è così.
Le ragioni sono molte. Innanzitutto gli studi e le ricerche progrediscono ed è possibile che dal momento della redazione dell’ultima autentica si siano scoperte determinate informazioni che possono validare o meno tale autentica.
In secondo luogo, il precedente perito può essersi sbagliato. L’errore umano esiste in ogni ambito ed è per questo che potrebbe valere la pena far controllare quell’autentica da un secondo storico dell’arte.
Sopratutto, però, l’autentica di un’opera d’arte in molti casi è falsa. Proprio il documento che dovrebbe stabilire che l’opera non sia contraffatta, è contraffatto a sua volta. In molto casi non è nemmeno rilasciato da uno storico dell’arte.
Un art advisor è fondamentalmente un consulente d’arte che si occupa di gestire una collezione privata curando in particolar modo i nuovi acquisti.
L’art advisor conosce bene il mondo delle aste e delle gallerie d’arte e sa quali opere consigliare al proprio cliente al fine di accrescere la raccolta in base a ciò che vi è già presente e in base alle esigenze del collezionista.
I servizi di un art advisor sono fondamentali, oltretutto, per evitare acquisti avventati e di opere false. Grazie ai suoi consigli qualsiasi collezionista può costituire una collezione organica, omogenea e di valore.
È anche compito dell’art advisor valorizzare le opere d’arte presenti in collezione cercando d’inserirle in cataloghi ragionati e cercando di farle partecipare a esposizioni temporanee con lo scopo di far accrescere il valore culturale ed economico del bene.
Io lavoro così:
Dapprima organizzo un incontro conoscitivo con il collezionista e la sua collezione. In questo modo posso farmi un’idea di che cosa sia già presente in collezione e di quali siano le esigenze e le volontà del cliente.
Successivamente, se necessario, propongo l’approfondimento di alcuni aspetti della collezione. Per esempio: alcuni dei dipinti in collezione sono privi di autentica? Potrebbe essere rilevante accertarsi che quantomeno l’opera appartenga al periodo ipotizzato. Questo è importante per evitare di costruire il resto della collezione attorno a un’opera o a un nucleo di opere false o di poco valore rispetto alle aspettative del collezionista.
Il terzo passo è fissare un budget per i nuovi acquisti. È il cliente che sa quanto vorrebbe spendere. Potrò dare suggerimenti, ma è sempre il cliente a comandare sul budget.
Sulla base di ciò, il passo successivo è cercare nuove opere presso le case d’asta e le gallerie che ritengo più idonee allo scopo. Questa fase può essere molto celere come invece può richiedere settimane, se non addirittura mesi.
Trovata uno o più opere che potrebbero essere compatibili con la commissione, le propongo al cliente il quale mi dirà che cosa ne pensa. Qualora un’opera venisse ritenuta d’interesse si decidono le modalità più appropriate per poter raccogliere maggiori informazioni in merito, se possibile per vedere l’opera di persona e infine per provare a portare a termine l’acquisto.
Se tutto va per il meglio, l’ultimo passo sarà l’allestimento dell’opera a parete, altrimenti le ricerche continueranno sinché il cliente sarà soddisfatto.