Un paesaggio onirico lungo 35 metri
from 20.04.2023 to 09.06.2023
SETA. Sala da tè culturale | Via Luigi Tarino 7/D, Torino
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Jessica Rizzo è un’artista completa e complessa.
È completa perché la sua parte creativa si muove agilmente tra pittura, fotografia e incisione con grande abilità e spirito di sperimentazione, ma è anche artista complessa perché rifugge fortemente da qualsiasi approccio di sola superficie nei confronti dell’opera d’arte e del processo creativo. Già le sue origini tradiscono complessità: palermitana doc, reca in sé uno spirito crepuscolare più mitteleuropeo che trinacrio. Non a caso ha eletto a sede delle sue quotidianità e dei suoi studi d’accademia una città mistica come Torino. È proprio questa sensibilità intimista e percettiva che la spinge all’atto creativo; è proprio quella necessità radioestesica che le permette di far affiorare nelle sue opere un’epidermide pittorica che riecheggia di quegli espressionismi che hanno in parte dominato la pittura dei primi decenni del secolo scorso. Non è difficile, infatti, individuare nella pittura di Jessica Rizzo punti di contatto con un pittore di primo piano dell’espressionismo tedesco come fu il danese Emil Nolde, eppure Rizzo sa andare oltre quello che sarebbe un mero revival passatista, adattando la sua pittura a una forza evocativa che è tanto il frutto del suo sentire, quanto quello di una ricerca tecnica quasi alchemica. Pigmenti naturali, resine e colle animali sono solo la base per la sua pittura all’antica, mescolata però ad acrilici e sperimentazioni moderne che portano a una resa visiva così personale.

In sidi oblii prende tutto ciò e lo esaspera su una tela che crea un paesaggio continuo di ben 35 metri. È una fascia di tela di soli 20 centimetri di altezza che abbraccia tutto il perimetro interno di Seta. Sala da tè culturale, sin dalla sua apertura sede di mostre atipiche e sperimentali. È proprio il suo formato iperpanoramico quello che crea un panorama, per l’appunto, che parrebbe senza limiti, come l’occhio umano mai potrebbe cogliere. Jessica Rizzo ha così potuto mettere in scena non una semplice veduta senza fine, bensì un viaggio visivo e di scoperta che usa colori, sfumature e dettagli ben definiti dove chiunque è invitato a partecipare e a immergersi, finanche a perdersi, nelle emotività che il colore, la matericità della pittura e le pennellate dell’artista creano.
Il sottotitolo Panorami di un risveglio allude proprio alla funzione taumaturgica per l’anima che quest’opera infinita ha in primis per la pittrice, prima esploratrice di queste visioni paesaggistiche. Il coraggio che ha avuto Jessica Rizzo nell’intraprendere questo lungo e terapeutico processo creativo non è da sottovalutare e lo è ancora meno se si pensa che questa è la prima mostra personale alla quale accetta di partecipare grazie alla sensibilità del progetto proposto e alla libertà di azione all’interno degli spazi delimitati dal supporto e dal tema. In sidi oblii deve esser letto come titolo evocativo della sideralità (freddezza, lontananza) di ciò che tendiamo a trasformare da ricordo in dimenticanza, ma deve anche essere letta come assonanza propulsiva data dalla crasi delle prime due parole, insidi oblii, ovvero dell’importanza di lasciare che qualcosa, in questo caso un processo creativo e un’opera d’arte, diventino insidia per i nostri oblii, in primis di quello di noi stessi. Ecco il risveglio che quest’opera e questo allestimento mirano a generare tramite la portata evocativa della pittura intima di Jessica Rizzo.

La vendita al metro dell’opera d’arte rientra in questa concezione per la quale chiunque senta suo uno stralcio dell’opera, possa farlo realmente suo acquistandolo, portandolo con sé, creando così un rapporto quotidiano con quell’espressione artistica unica e irripetibile. È una democratizzazione dell’arte, è un permettere alla creazione artistica sensibile di non essere solo lontano ricordo della mostra, ma di essere parte attiva del vivere quotidiano.
Danilo Cardone