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EVOCA: il tempo del tè

Trasformare una sala da tè in una galleria d’arte.

Questo era l’intento della mostra che ho curato per l’artista torinese Matteo Baracco presso SETA. Sala da tè culturale e che rimarrà aperta a Torino sino al prossimo 31 gennaio 2022. L’impresa potrebbe sembrare un po’ atipica? Pretenziosa?

Matteo Baracco, Matcha, 2021

Eppure, a ben vedere, la cultura del tè è sempre stata legata a doppio filo a quella dell’arte. Non è un caso, infatti, che alcuni tra i più grandi maestri del tè giapponesi, come Hon’ami Kōetsu (1558-1637) e Kobori Enshū (1579-1647) fossero in primis artisti, poeti, maestri giardinieri e maestri (kadōka) nell’arte della disposizione dei fiori (ikebana), che nella filosofia zen sono tutti aspetti che giocano un ruolo fondamentale nell’equilibrio estetico delle cose che nella quotidianità influenzano a livello inconscio il nostro buon vivere.

L’idea di proporre a Matteo Baracco di lavorare direttamente con il tè non stupisce, quindi, e stupisce ancora meno se si pensa che il progetto artistico precedente a questo dell’artista, ovvero la seconda declinazione de Le forme del cambiamento, era proprio dedicato ai fiori e alle loro proprietà pittoriche.

Matteo Baracco, un po’ mago, un po’ pittore, con sensibilità rabdomantica scandaglia le possibilità artistiche dei materiali riportando alla luce sepolti tracciati d’indagine artistica, dai quali affiorano connessioni sottili con la materia per la quale si fa tramite. La sua personale tecnica creativa, che sfrutta sì i metodi più classici di pittura, ma che sfocia con inaspettata frequenza nell’utilizzo di matrici, si è adattata alla perfezione alle possibilità artistiche offerte dal tè.

Matteo Baracco, Lapsang Souchong, 2021

Nelle opere in mostra l’artista ha utilizzato il tè in tutte le sue forme, ovvero in foglia, in fiore, in polvere, persino il liquore del tè ha trovato ampi spazi sulle tele, sempre in sensibile accordo con quelle che erano le tematiche e la selezione proposta.

Il lavoro di selezione, svolto in concerto tra il curatore, l’artista e i due sommelier di SETA, non poteva e non voleva avere l’arroganza di indagare il tè e tutta la sua cultura in modo didascalicamente esaustivo. È stata, invece, premiata l’evocatività della materia prima, delle sue storie, delle sue leggende e dei processi di lavorazione che portano la Camellia sinensis, la pianta del tè, a divenire preziosa bevanda.

Il tempo è il legante scelto come fil rouge che accomuna nelle loro diversità i 12 tè selezionati, che vanno dai meno pregiati (ma dal gusto e dalle storie straordinarie) Genmaicha e Kukicha sino a raffinatissime e pregiatissime qualità di tè bianco e tè giallo, storicamente appannaggio del solo consumo della corte imperiale, e di tè Matcha, il celebre tè giapponese delle cerimonie.

Matteo Baracco, Jasmine Long Zhu, 2021

Insomma, questa piccola mostra a ingresso libero, è una imperdibile occasione per lasciarsi cullare dal tè e dal magico fascino della sua cultura e per scoprire il lavoro creativo d’un artista emergente che ha individuato modi artistici personali e originali che non possono lasciare indifferenti.

Danilo Cardone

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